Perchè per lui è così semplice. Tentativo di scoprire un pensiero. (Omaggio a Maurizio Viani)

un dialogo tra Elisa Del Prete e Filippo per "You Say Light, I Think Shadow", un libro d'artista di S. Praun e A. Stratimirovic, Publisher Art And Theory Publishing, 2015

Partiamo da Caravaggio?
No! Partiamo dal principio.

Qual è il principio?
Il principio è il buio. Il principio è il buio, e poi viene la luce. Ed è la luce che divide il buio e separa tutte le cose. È la luce che inventa la forma. Se non c’è luce non c’è forma. Le cose assumono delle forme grazie alla presenza insieme di luce e buio. La luce è la prima forma di scultura esistente al mondo. Gli antichi vedevano Dio nel sole. Il primo imperatore monoteista è Akhenaton, che è un faraone egizio, ed è il primo a riassumere tutti i culti in un’unica divinità che è il sole, Ra. Secondo lui bastava adorare il sole. Se ci pensi, a livello scientifico, aveva anche ragione, perchè il calore del sole è quello che dà la vita a tutto sulla terra ed è quello che illumina tutto…

Quindi quello che rende possibile tutto…che rende tutto esistente.
Sì. C’è un bellissimo quadro di Magritte che si chiama “L’impero delle luci” dove c’è una casa illuminata da una lanterna, sopra la porta, e l’illuminazione è un’illuminazione notturna, però il cielo è un cielo a giorno. “L’impero delle luci” perchè c’è sia la luce del sole che quella artificiale creata dall’uomo. Nella storia della pittura il chiaroscuro è il primo effetto tridimensionale. Prima è tutto piatto, poi viene il chiaroscuro, che attraverso il gioco di luce e ombra dà tridimensionalità a tutto. Ma non è solo il chiaroscuro. Il punto è guardare da dove viene la luce…

Ma perchè stiamo parlando di pittura? Dovevamo parlare di luce.
Va bene. Allora parliamo degli aspetti tecnici della luce. Per me la luce è paragonabile al vento. Sono due elementi della natura che hanno la stessa poesia interna. La luce come il vento non ha corpo, nel momento in cui non ha corpo visibile all’occhio umano tu ti rendi conto della sua presenza solo quando incide su un solido. Tu ti rendi conto della luce nel momento in cui illumina qualcosa, quindi è questo qualcosa che brilla di quella luce, un corpo, un mobile, una tenda, un albero, una spiaggia, dell’erba…Il vento è uguale. Il vento tu non lo vedi. Lo vedi nel momento in cui vedi un albero che si muove. In realtà però la luce ha un corpo…un’altra cosa che mi ha sempre fatto impazzire della luce è che è un’onda, che si propaga come il suono, non si propaga in linea retta. Per questo quando vedi i corpi celesti che brillano, se li vedi fermi sono dei pianeti, se li vedi a intermittenza sono delle stelle. Quando un corpo lo vedi fermo vuol dire che è illuminato, se ne percepisci l’intermittenza vuol dire che sta brillando di luce propria.

A me colpisce quando la luce illumina qualcosa di specifico, quando cade a suo modo su una certa cosa, come se desse attenzione a una sola cosa, quando sceglie, o anche noi scegliamo, di dare attenzione a una sola cosa, mentre in realtà l’attenzione raggiunge anche il resto.
Parli di luce artificiale.

Sì, anche. È la finzione del teatro. Che davvero mette al buio quello che non devi vedere. Mi colpisce l’impossibilità di dettare le linee della luce.
A te perchè interessa la luce a teatro?
Perchè la luce è emotiva

Ma com’è successo?
Mi è successo pensando al cinema, dove le luci sono naturalistiche. Il teatro esula il naturalismo. Di naturalistico c’è già la vita, il teatro è un’altra cosa, è un altro mondo, è tutto quello che può esserci al di fuori della vita. Siccome la vita è chiusa dentro un’unica possibilità, che è quella che ognuno sceglie e che è unica, il teatro può essere un luogo metafisico in cui possiamo permetterci tutte le altre scelte che abbiamo lasciato indietro ed è una grande forma di libertà. Quindi fare delle luci naturalistiche in uno spettacolo teatrale non ha nessun senso. Le luci sono un linguaggio scenico, non sono solo abbellimento. Una luce ben fatta crea un ambiente anche se l’attore sta fermo. La luce, come il suono, come la scenografia, sono linguaggi, qualcosa che…voglio dire, tu puoi fare tutte le prove che vuoi, ma se le fai con un piazzato non serve a niente. Perchè nel momento in cui trovi una forma attoriale, sonora, scenografica, quando vai a metterci le luci tutto può crollare in un secondo. Le luci sono un ulteriore livello. Sono il livello definitivo. Un livello che ha la meglio, che sovrasta. Quello che dicevi tu: io posso avere in scena una scrivania bellissima, d’epoca, raffinata, ma se accendo una luce per cui si vede solo il foglio di carta che c’è sopra, la scrivania scompare in un attimo e il foglio di carta diventa il vero protagonista mentre tutto il resto viene meno in pochi secondi. Perchè la luce ha l’ultima parola su tutto, senza la luce non c’è niente. È ciò che viene percepito da chi guarda. Puoi sforzarti di fare una commedia brillante ma se metti delle luci cupe la commedia perderà tutto il suo umorismo e diventerà cupa. Vince lei, sempre…perchè è talmente legata all’immagine e all’immaginario che vince su tutto…

Che luce hai visto l’altro giorno quando ti sei fermato in strada?
Era un controluce. È una luce che viene da dietro più o meno con un’incidenza di 45° e a chi ti sta davanti fa vedere solo la tua silhouette. C’erano cinque finestroni che in quel momento prendevano la perfetta incidenza della luce del sole e la ributtavano indietro contro di noi…noi vedevamo un’ombra che non doveva esserci.

Un’ombra finta?
Sì. Finta.
Un’ombra che il sole non voleva tracciare…veniva dal riflesso su quelle finestre
…Per me la luce è Dio.

Ah già, una volta in bagno mi hai detto che avevi visto Dio
Sì. E’ stato in un momento in cui mettevo in dubbio l’esistenza di Dio. Scherzando ubriaco ho iniziato a dire “ma figurati se esisti, se ci sei batti un colpo! Non ci credo che esisti…sei solo una cosa a cui qualcun altro mi ha insegnato a credere, dove sei?”…Poi a un certo punto mi sono voltato e sopra all’angolo sinistro del bagno c’era una luce che non veniva da nessuna parte, un cerchio. E non c’era nessuna lampadina puntata verso quella parte di muro…in realtà era uno specchio nascosto, di quelli per vedere se uno ha i brufoli, che prendeva esattamente l’incidenza della lampadina e la ributtava in un angolo della casa in cui quella lampadina non doveva essere…

Beh una roba banale
Sì, una roba banale, ma in quel momento ci ho messo molto per capire se esisteva una fonte luminosa e ho pensato che c’era veramente Dio e che voleva manifestarsi…

Ma perchè Dio è la luce? Perchè facciamo sempre l’equazione Dio uguale luce?
Perchè sono cresciuto con Mantegna, o con quelli che facevano le nuvole da cui usciva il raggio di luce e quello era Dio…

Quando fai le foto alla luce cerchi Dio?
Sì.

Quando punti la camera contro le tende illuminate cerchi Dio?
Sì…mi ricordo che nelle prime foto che ho fatto in bianco e nero nel nostro viaggio a Praga fotografo il sole. Perché per me era quello…ho anche bruciato due obbiettivi e poi mettevo in controluce tutte le altre figure della foto, nere. Per me questa è la luce…è quello che per me è più vicino alla mia idea di Dio.

Maurizio Viani la pensava come te?
Maurizio Viani era ateo

Te l’ha detto lui?
Sì. Era comunista e ateo. Non credeva a Dio.

Quindi lui non cercava Dio nella luce?
No.

Però la luce era il suo Dio
Sì…La prima cosa che mi disse Maurizio Viani fu…Qual è la stella più luminosa del cielo? E io dissi Venere. E lui mi diede dell’idiota. E io non capii per due settimane…Venere non è una stella è un pianeta. La stella più luminosa è Sirio.

Perchè Sirio brilla di luce propria…
E poi mi disse anche un’altra cosa…Lo sai che Archimede usava la luce per bruciare le navi dei nemici? Perchè aveva inventato degli specchi, chiamati “Specchi Ustori”, che prendevano i raggi del sole, li rimandavano concentrati in un unico punto detto fuoco e quindi si formava un unico fascio intenso di luce che bruciava il legno delle navi avversarie. Lo stesso concetto si applica oggi ai sagomatori, che sono quei fari che attraverso l’uso di più lenti proprio come un obbiettivo, ti permettono di spostare il fuoco alla distanza che ti serve per formare un fascio netto sulle superfici, in modo da ottenere forme geometriche e separare in maniera netta la luce dal buio…i corridoi di Maurizio Viani, i miei quadrati sui muri…

Cioè bruciano chi ci sta sotto? Gli attori?
No.

…ok i sagomatori sono quei fari che tagliano la luce.
No, non tagliano la luce. É una questione di lenti. Hanno più lenti che si spostano, in grado di far convergere i raggi per ottenere dei fasci paralleli come gli obbiettivi delle macchine fotografice o come i telescopi, i proiettori di diapositive.

Ma chi era Maurizio Viani?
Maurizio Viani è uno dei più grandi light designer mai esistiti in Italia.

Sì, lo so chi era Maurizio Viani, anche se non credo che lui si definisse un light designer…
No. lui si definiva un poeta…e aveva ragione perchè le sue luci erano delle poesie.

Appunto. Dove stava il suo genio? Lui diceva che quello che lo interessava non era la luce ma il buio…
No. Lui diceva che era sul buio che doveva lavorare. Per lavorare sulla luce non puoi lavorare sulla luce. La luce è fissa, è il buio che può infastidirla, che può racchiuderla e dominarla. La luce non la puoi governare mentre il buio sì. Allora lavorando sul buio lavori sulla luce…è come per un attore quando costruisce un personaggio buono, deve inevitabilmente lavorare anche sui lati oscuri per far venire fuori quelli buoni, altrimenti escono banalità e cliché…
Una cosa che mi ha insegnato lui è che la luce non si somma mai…un concetto che nessuno capisce. La luce artificiale può lavorare in due modi, diffusione o intensità. Per diffusione io intendo quanta luce c’è in questa stanza. Se riesci a comprendere questo capisci molto della luce. Qui ci potrebbe essere molta più luce di adesso ma con la stessa intensità, tu potresti averla anche sotto il tavolo ma con la stessa intensità. Per avere più intensità invece devi avere più luminosità e non c’entra aggiungere lampadine perché le lampadine hanno tutte la stessa intensità. Avresti più diffusione di luce, ma non luce più intensa. È un concetto a cui non ci si arriva subito…tu l’hai capito?

Boh. Per me è chiaro quando lo vedi…è stato chiaro quando mi hai spiegato come non si possono mettere tre 1000 per fare un 3000, ma serve un 3000.
L’intensità è la potenza della luce, la diffusione è più luce

La diffusione è una somma…
La diffusione, come la intendo io, è il corpo della luce, l’intensità è quanto è luminoso questo corpo. Hai capito? Guarda che è fortissima questa cosa…in natura non c’è qualcosa del genere!

È come in pittura…non cambi l’intensità di un verde aumentando la quantità di colore, devi cambiare le componenti…Quand’è che Viani ha iniziato a lavorare con la luce?
Maurizio Viani era il datore luci di Leo De Berardinis…

Il datore?
Sì.

Ha iniziato da giovane?
No, prima faceva il burattinaio.

Credi sia il più bravo tecnico luci di sempre in Italia?
…non è un tecnico…È il più bravo che io abbia mai conosciuto. Chiamava le sue luci per nome. Una volta mentre mentre montava le luci di uno spettacolo, chiese di tirare su una luce che aveva ipotizzato, urlando “Tira su Napoleone!”. Era un misto di luci in cui nel rosso lui ci aveva visto il cappello di Napoleone…Tutte le volte che andavamo in giro mi chiedeva cosa vedevo nelle nuvole, e stavamo dei lunghi momenti a guardare il cielo a testa in su chiedendoci l’uno con l’altro se vedevamo questa o quell’altra figura, poi lo facevano infuriare i tramonti…mi faceva fermare la macchina, mi diceva “ferma ferma ferma!…guarda! Lo vedi?…” Io vedevo il tramonto e lui mi diceva: “Io non riuscirò mai a fare una cosa del genere, non lo posso fare, non ci sono fari che possano farlo… e si struggeva in silenzio.