Una brutta figura

esercizio per la Scuola elementare di scrittura emiliana di Paolo Nori

Prima non succedeva. Mi sono vista cambiare. Non proprio d’improvviso, di situazione in situazione.
Quand’è accaduto la prima volta mi ha stupito. Profondamente.
Io? Così curiosa delle persone, del loro sguardo, del loro nome, dell’ombra sulla loro pelle, delle unghie nelle loro mani.
Eppure anche ieri l’ho incontrata. Prima l’ho vista da lontano quando è entrata dalla porta. Eravamo in tanti, uno parlava. Una di quelle occasioni in cui non sai perchè ci vai.
Un sorriso a distanza, come si fa, solo d’accenno di saluto.
Poi, parlo con tante persone, mi muovo, guardo gli angoli, forse i muri, o non so cosa…ed eccola accanto, ora di fronte. Silenzio. Di nuovo un sorriso:
“Tutto bene?”
“Ma sì, dai…Tu?”
“Bene, bene”.
Ma chi è? Chi cavolo è? Dev’essere quella che non mi piace, quella che cerco sempre di evitare, quella che ogni volta mi cerca, sì, cavolo, è quella che fa quel lavoro che non si capisce, e poi chissà adesso cosa fa, starà continuando, ne so qualcosa? Come eravamo rimaste? No, cavolo, devo cercare di andarmene, devo scappare, voglio scappare, no, adesso no, non ne ho voglia di stare qui con lei…
“Ci sei venerdì?” Riesci a fare un salto?”…sorride sull’orlo dell’entusiasmo.
Ma venerdì cosa cavolo c’è? Venerdì? Venerdì…stringo gli occhi da insofferente e allungo il polpaccio a trattenere una contrazione.
“Sì”. “Sì certo che ci sono, passo di scuro!…Ma tu forse sai già qualcosa?…intendo, di chi premieranno…? Dai, tu saprai già qualcosa?!”
“No. No, no. Decidono venerdì, lo sapremo tutti in diretta.”
Ho capito, evviva.
“Beh io sono un po’ emozionata. Certo, sai chi preferisco, però anche gli altri…a me piacciono anche gli altri. Son bravi…Beh vedremo…sì, tu li conosci tutti, forse li ami tutti. Forse per te non cambia…beh, comunque, sarà una bella cosa, comunque vada.”
“Sì, per me è uguale. Dai, allora ci vediamo venerdì.”
No, cavolo, non te ne andare. Vorrei dirti altro, non so bene cosa, altro. Vorrei scusarmi, abbattere questa vergogna, ma che persona sono? Ti ho scambiato per un’altra…dai, rimani qui, un altro po’, solo un altro po’…non so perchè. Per non sentirmi male. Per rimediare l’ultima occhiata, aggiustare quel tono?

Quel tuo viso, così uguale a quello dell’altra. Ma perchè poi avrebbe dovuto essere quell’altra? Ma non me la ricordo neanche l’altra.
Tu, invece, così gentile, così brava. Mi piace quello che fai. Sei anche stata da me, un intero pomeriggio, poco tempo fa, a discutere di cose importanti, a scambiarci bei pensieri.
No. Sparita, cancellata.
E quante volte mi capita.
Ma quand’è successo?