Flavio Favelli “Gli Angeli degli Eroi”

Gli Angeli degli Eroi

un progetto di Flavio Favelli

 

Gli Angeli degli Eroi è un progetto artistico che si propone di aprire una riflessione sullo stato di silenzio e di estraneità che vige sull’Esercito Italiano e le azioni del suo corpo armato.

L’Italia, a differenza di altri paesi europei, ha un rapporto contraddittorio e sofferto con le sue Forze Armate che, per lo più dimenticate, tornano protagoniste solo nei momenti più tragici grazie a i media che ci informano delle perdite di militari italiani in missione all’estero.

L’Esercito è spesso percepito come un ente estraneo e lontano per i cittadini.

Le polemiche sulle missioni in Iraq e Afghanistan hanno evidenziato questo distacco divenuto contraddittorio con la strage di Nasiriyya e la vicenda Sgrena-Calipari.

Le notizia dei militari caduti all’estero hanno dato ai soldati volti di persone normali, spesso giovani, con le loro storie quotidiane e le loro immagini. Ritratti in divisa ma anche nella vita civile e quotidiana, sono uomini che ancora oggi, in tempi che consideriamo nuovi e diversi rispetto a quelli di una guerra in corso, danno la vita per il Paese.

Parole desuete e lontane, termini come Patria, sacrificio, onore, dedizione, che si credevano scomparse per sempre, sono recitate dai Ministri della Difesa ai funerali di Stato…

Non esiste in Italia un luogo di memoria che rimandi alle perdite di militari italiani in periodo di pace. Gli Angeli degli Eroi i è una risposta spontanea a un’idea di “patria” che risuona ancora al sacrificio di uomini al “fronte”.

 

Gli Angeli degli Eroi è un grande semplice elenco, scritto a pittura su un muro della città, come è tradizione sulle lapidi commemorative, con i nomi dei militari italiani, al momento più di 220, caduti nelle missioni all’estero per la Patria nella storia della Repubblica, dalla prima vittima del 1950 fino ad oggi.

Richiamo al presente, l’opera Gli Angeli degli Eroi è un gesto semplice, riconoscibile, condivisibile e soprattutto sincronico.

L’opera è pensata come temporanea su un muro non verticale e dunque irraggiungibile, ma orizzontale, a portata di sguardo e di spalla. I nomi scorreranno accanto ai passanti e all’altezza delle macchine in strada, a contatto con la vita reale. La lista dipinta verrà forse imbrattata, danneggiata e avrà una sua fine, o un suo proseguimento solo se ci sarà qualcuno che, per propria volontà vorrà preservarla.

Come insegna la storia il luogo della memoria è prima di tutto il luogo stesso, ma in questo caso non esiste un unico luogo significativo per tutti i caduti, dunque è necessario individuarne uno che sia principalmente grande, visibile e accessibile. Il muro, in strada, è un luogo a metà tra pubblico e privato e rappresenta in se stesso il contesto ideale su cui far emergere riflessioni e questioni irrisolte. L’arte offre gli strumenti per farlo perchè porta in sé la cifra metaforica.

L’opera si propone come domanda non come risposta, come messa in discussione dell’idea di epigrafe stessa in quanto luogo commemorativo tradizionale, sentito ancora così necessario come baluardo di un’identità italiana.

 

Produzione in corso

 

Nel 2015 il progetto è stato accolto dal sindaco di Bologna, dal Ministero della Difesa e dalle Forze Armate.

Un prototipo è stato prodotto dal MAXXI ed esposto presso il museo di Roma durante la mostra Architettura in Uniforme nella primavera del 2015.

Il 18 giugno 2015 l’opera è stata celebrata col concerto della Banda Interforze del Ministero della Difesa alla presenza del Ministro Roberta Pinotti.

Il 4 novembre 2015, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, nella Piazza del Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio ai Caduti nel corso delle missioni internazionali di pace, alla presenza dei rispettivi familiari, osservando un minuto di raccoglimento di fronte all’opera a loro dedicata Gli Angeli degli Eroi di Flavio Favelli.

Ad oggi il progetto è alla ricerca di un sito idoneo, a Bologna o altrove.
«Nel 2011 moriva in Afghanistan il militare Luca Sanna e i parenti al funerale scrissero una preghiera su un cartello in suo onore: CARO LUCA GRAZIE! GLI ANGELI DEGLI EROI TI SORRIDONO MENTRE TI FANNO LA SCORTA D’ONORE FINO ALLA LUCE DI DIO IN PARADISO!!! VIVA L’ITALIA. …Tutto mi e sembrato lontano ed estraneo guardando questa foto su un giornale eppure c’era qualcosa che mi chiamava, oltre alla bandiera e alla lingua usata che sono quelle del mio Paese. Altri 18 paesi democratici dell’area europea hanno avuto – solo in Afghanistan – quasi 900 morti. E prima c’era l’Iraq e il Kosovo, la Bosnia, la Somalia ma anche il Congo e il Libano…Gli Angeli degli Eroi vuole ricordare tutto questo.» (Flavio Favelli)

 

 

 

L’artista

Flavio Favelli nasce a Firenze nel 1967 e attualmente vive a Savigno (BO)._ Dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001) e inizia ad esporre in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Sue opere sono state acquisite da importanti collezioni private e pubbliche tra cui: GAM (To); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (To); MAMbo (Bo); Fondazione Furla (Bo); La Maison Rouge Fondation Antoine De Galbert (Parigi), Collezione La Gaia (Cn); Museo del ‘900 (Mi); MACRO (Rm); MAXXI (Rm); Nomas Foundation (Rm); Collezione Anita Zabludowicz (Londra); Collezione Elgiz (Istanbul); Collezione Unicredit Banca.

Recentemente parte della sua ricerca si è orientata alla pittura murale cercando nel supoorto del muro cittadino quella soglia tra privato e pubblico che permette la traduzione collettiva di un immaginario personale che però viene da un ricordo comune.

 

Da sempre ho dovuto vivere fra due mondi diversi, quasi opposti che appena si lambivano scoppiavano, lasciando macerie e ferite, ma anche -a guardare bene- polvere colorata e fumi seducenti. Il mondo di mio padre, quello che rifletteva il Paese degli anni 70, col cine, il self- service, i festival e le serate a Montecatini, la citta nella notte, i manifesti della politica, della pubblicita, le insegne luminose di Riccione e le locandine dei film a luci rosse. E il mondo dei miei nonni, morbido come il velluto verde reseda del divano della loro sala ma anche austero come il loro guardaroba. E in mezzo mia madre che voleva uscire da questa morsa con l’Arte, con l’amore per il bello. Cercava, invano, un’arte che salvasse. I due cosmi distanti avevano in comune gli oggetti quotidiani che erano i loro oracoli. Se nel mondo dei miei nonni il manufatto con la sua perizia artigiana raccontava un tempo con le sue leggi e le sue idee, nel pianeta di mio padre, l’oggetto, oramai sfacciatamente pubblicitario esplodeva invadendo ogni angolo di vita privata. Mio padre chiamava alcune cose col nome di marchi registrati. Accadeva cosi che giocavo con le marche e i loghi. Gli adesivi e le figurine stavano arrivando. Avevo 7 anni e presi in prestito i NO e i Si che vedevo nei manifesti del referendum sul divorzio del 1974 per collocarli in una classifica immaginaria della mia vita. Dicevo piu Si o No? Mia madre era piu Si o NO? In qualche modo assumevo e miscelavo insieme alle mie immagini, le scritte, le reclam, gli slogan, il mondo della televisione, le insegne al neon; la grande energia e le grandi tensioni politiche di quegli anni insieme alla mia situazione familiare hanno prodotto nella mia mente un grande archivio infinito di ricordi e figure che non mi lasciano mai. In un libro sugli avvenimenti della fine degli anni settanta a Bologna c’e una foto del giugno 1978 con disordini e polizia e sopra, in alto sospeso, uno stendardo con una grafica spinta e audace: Arte Fiera 78.